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IPDM - Famiglia e adolescenti con diabete di tipo 1: Le relazioni familiari come contesto di promozione della salute

Sempre più frequentemente le persone si rivolgono al medico di base e/o al pediatra o altri specialisti con delle difficoltà che spesso possono non avere una causa organica e/o fisiologica ben definita, bensì un quadro generale più complesso in cui gli aspetti psicologici possono esacerbare i sintomi di una malattia o viceversa quest’ultima, ad esempio le malattie croniche, possono essere corollate da aspetti psicologici e relazionali trascurati che possono portare ad un innalzamento dei livelli di stress e dunque delle conseguenze dirette sullo stato di salute del paziente stesso.

Si pensi al diabete, disordine metabolico ad eziologia multipla, caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine risultanti da difetti della secrezione insulinica, dall'azione dell'insulina, o da entrambi (World Health Organization, 1991).

Il diabete di tipo 1 è una delle patologie più diffuse al mondo, la malattia metabolica più diffusa in pediatria che colpisce circa 20.000 bambini nel nostro Paese, 5 mila sono adolescenti.

Spesso il diabete è stato erroneamente considerato una patologia che colpisce prevalentemente gli adulti (affetti perlopiù dal diabete tipo 2, detto “alimentare”) ma, negli ultimi anni, questa convinzione sta pian piano svanendo.

Tuttavia, che insorga nell’infanzia o in età puberale, è l’adolescenza quella che rappresenta quasi sempre un momento critico per la gestione di questa condizione cronica. Quest’ultima è in grado, infatti, di influire in modo pervasivo sulla qualità di vita dell’adolescente interferendo con la maggior parte dei suoi compiti evolutivi, avendo effetti anche sullo sviluppo psicologico, mettendo spesso l'adolescente a rischio di sviluppare un disturbo alimentare.

Il termine “diabulimia” (diabete +bulimia) è stato coniato per descrivere proprio un disturbo alimentare sempre più riconosciuto tra gli adolescenti con diabete di tipo 1. Essa indica la somministrazione intenzionale di insulina insufficiente a mantenere il controllo glicemico allo scopo di causare la perdita di peso. Essa non è stata formalmente riconosciuta in ambito medico, non ha criteri diagnostici formali ed è spesso difficile da rilevare. Il suo effetto, sia sul breve che a lungo termine, sulla salute degli adolescenti con diabete è di grande importanza clinica. È, quindi, fondamentale che i professionisti della salute siano in grado di individuare e sostenere le persone colpite in modo appropriato.

Sono molteplici gli studi che si sono occupati del diabete di tipo 1 e in particolare dei giovani pazienti e delle loro famiglie poiché, proprio la famiglia, risulta essere un elemento chiave per un buon adattamento sociale del giovane diabetico e per un miglior decorso della malattia. Proprio per questo motivo viene sempre più coinvolta diventando protagonista attiva e propositiva della cura del figlio diabetico.

In questa direzione l'interesse della psicologia clinica verso le patologie croniche e le problematiche ad esse connesse mettono in evidenza come sia necessaria la comprensione delle variabili che influenzano l’adesione al trattamento medico coerente con la patologia di cui è portatore il paziente per poter agire, con interventi di prevenzione primaria e/o secondaria, e ripristinare un nuovo equilibrio. A tal proposito risulta necessario riflettere sul ruolo attivo e prezioso che lo psicologo può assumere nell’attivare comportamenti di adattamento da parte del paziente diabetico e della famiglia e di facilitare processi di contenimento e gestione delle emozioni derivanti dalla gestione della malattia e potenziare la comunicazione tra i membri per aumentare l’aderenza al trattamento. Poter usufruire di un sostegno psicologico è importante per il benessere del paziente ma anche della famiglia.

Dott.ssa Simona Lo Piccolo

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Pubblicato il 03/05/2022 alle ore 10:33

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