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Ciao Mariangela, donna-bambina con il sole dentro!

Al CSP un ciclo di cineforum dedicato alla Melato.

Mariangela Melato, antidiva, regina del palcoscenico, anticonformista per autenticità e non per moda, non c’è più. E non c’è più la sua ironia, la sua intelligenza e la sua grande bravura. Giovanissima aveva studiato pittura all’Accademia di Brera, e intanto, per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani, disegnava manifesti e lavorava come vetrinista alla Rinascente. Non ancora ventenne era entrata a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli per passare poi a registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi, che oggi la ricorda con nostalgia: “Io e Mariangela siamo come fratello e sorella. È stato un legame intensissimo anche professionalmente, tutti i ruoli che le ho affidato erano delle sfide: lo era Olimpia nell’Orlando furioso, lo è stata di recente Nora nell’ultimo spettacolo che abbiamo fatto insieme. Lei le ha vinte tutte”. Proprio l’Orlando Furioso l’aveva lanciata come attrice nel 1968, ma Mariangela era anche un’eccellente ballerina, come dimostrerà nel 1971 sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore nella commedia musicale di Garinei e Giovannini, Alleluia brava gente.
“Bella? Ma no, ero strana” diceva di se stessa. Il suo viso particolare l’aveva aiutata a non chiudersi nello stereotipo dell’amorosa. Attrice brillante e capace di registro comico fulminante, aveva anche affrontato personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992). Anche nel cinema ha alternato ruoli drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci) a quelli da commedia, come in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia (1973) di Lina Wertmüller, che oggi la ricorda come una grande amica: “Ci volevamo bene, abbiamo lavorato insieme tanto tempo, lei era un’amica”.
Dagli Anni '90 ha lavorato anche molto in televisione: una delle sue ultime interpretazioni è stata in Rebecca la prima moglie su Raiuno nel 2008: buona parte del successo della fiction si doveva proprio alla sua Signora Danvers, ai primi piani con i suoi occhi terribili che mandavano lampi d’odio e di tenerezza, di follia e di malvagità. Orgogliosa, indipendente, dalla fortissima personalità, ci piace ricordarla in una delle sue ultime interpretazioni sulla scena, Nora alla prova, l’adattamento che Ronconi ha fatto di Casa di bambola, inquietante pietra miliare del femminismo moderno offerta appunto come durante una prova. La Melato, splendida, energica,capace di porgere le sfumature del passaggio di Nora dall’ingenua trepidazione alla presa di coscienza, a testa alta sempre, come è stata lei nella vita. Diceva di sé: “Ho avuto in America un’esperienza positiva, ma non così tanto da rimanerci. Hollywood ha a disposizione mezzi economici enormi, ma noi europei, noi italiani in particolare, abbiamo una marcia in più. Sarà l’inventiva, quella vena di malinconia, di disperazione, anche. La Milano da bere è diventata una Milano da vomitare, quindi sono legata a una città sparita, coi suoi tassisti simpatici, i tailleur eleganti, la bellezza segreta dei cortili, il calore della gente, il suo senso dell’ospitalità”. “Bisogna diffidare di due categorie di persone: quelle che non hanno personalità e quelle che ne hanno due”. “Gli uomini sono più antichi delle donne, la moglie gli piace a casa, tanto meglio se non è indipendente, tanto meglio se le serve un sostegno. Io sono il contrario. E dunque, amori ne ho avuti, ma non mi sono mai sposata”.

Domenica 7 aprile 2013

Mariangela Compilation

Potpourri casereccio per far risaltare le enormi potenzialità espressive e comunicative di questa grande attrice,dal volto asimmetrico ma sbarazzino, sensuale ma ironico, superbo ma antico, che ha segnato gran parte della storia del cinema italiano, dagli anni ‘70 in poi, e quella del teatro.

Domenica 14 aprile 2013

Film d’amore e d’anarchia

Regia di Lina Wertmüller (Italia 1973 – 109’)
Il sottotitolo recita: “ovvero: stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza”. Nel 1932 anarchico della Bassa lombarda, deciso a far fuori il Duce, trova ospitalità in una casa chiusa di lusso dove s’innamora della bella Tripolina. Il mattino dell’attentato si sveglia in ritardo. Ghignante quadro di costume, è un’opera ideologicamente equivoca perché il suo contenuto evidente (l’antifascismo) è in contraddizione con il suo contenuto latente (una mescolanza di sentimentalismo e volgarità). Come la bricconata conclusiva mostra, la sua mancanza di rigore rasenta l’isterismo. Attori ineccepibili.

Domenica 21 aprile 2013

La classe operaia va in paradiso

Regia di Elio Petri (Italia 1972 – 125’)
Lulù Massa è un campione del cottimo con cui mantiene due famiglie, finché un incidente gli fa perdere un dito. Da ultracottimista passa a ultracontestatore, perde il posto e l’amante, si ritrova solo. Grazie a una vittoria del sindacato, è riassunto e torna alla catena di montaggio. Con qualche cedimento di gusto, più di una forzatura e rischiose impennate nel cielo dell’allegoria, è un aguzzo e satirico ritratto della condizione operaia e della sua alienazione. Scritto da Petri con Ugo Pirro, è il primo film italiano che entra in fabbrica, analizzandone il sistema e mettendone a fuoco con smania furibonda i vari aspetti, compresi i rapporti tra uomo e macchina, tra sindacato e nuova sinistra, tra contestazione studentesca e lotte operaie, repressione padronale e progresso tecnologico. Un Volonté memorabile, una bizzarra Melato, un incisivo Randone.
 
Domenica 28 aprile 2013

Dimenticare Venezia

Regia di Franco Brusati (Italia 1978 – 103’)
Il cinquantenne Nicky torna in una villa di campagna nel Trevigiano con un socio d’affari e di cuore a trovare la sorella, ex cantante lirica, di cui sono ospiti una nipote con un’amica. Film sulla memoria in cui l’omosessualità di 4 personaggi è forse legata al rifiuto di crescere e di emanciparsi dai paradisi dell’infanzia e dell’adolescenza. Pur con qualche insistenza ripetitiva, è un racconto di tono e timbro inconfondibili cui concorrono l’eleganza figurativa, l’articolato montaggio, le raffinate musiche di Ghiglia e una squadra ammirevole d’attori.

Le proiezioni, seguite da una conversazione tra gli spettatori, si svolgono come sempre nei capannoni del Centro Sociale di Casalpalocco, in viale Gorgia di Leontini 171, alle ore 17.00 precise.

Mariangela Melato
 

Pubblicato il 03/04/2013 alle ore 10:15

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