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Il cineforum del CSP combatte tutte le Guerre: umanitarie, sante, a bassa intensità, di liberazione.

Il cineforum del CSP combatte tutte le GUERRE: umanitarie, sante, a bassa intensità, di liberazione.

E poi guerre per portare la pace, guerre per esportare la democrazia, guerre per rimuovere dittatori, guerre preventive e guerre lampo. Infine, la più classica di tutte: la normale, arrogante, crudele guerra di occupazione, con cui la classe dominante di un Paese manda le classi inferiori del proprio popolo a sottomettere le classi inferiori di un altro popolo e va invece a fare ottimi affari con la classe dominante dell’altro Paese. Vi sembra complicato? Può darsi, ma questa è un’attività che ha impegnato la razza umana per millenni e ha sempre funzionato, quindi non deve poi essere così complicata.

E poi ce n’è un altro tipo, la guerra popolare di liberazione, con cui si cerca di sottrarsi al tallone di ferro di una dominazione straniera, o anche interna, quando questa è definitivamente intollerabile per oppressione, crudeltà, negazione della libertà.

Da un lato si è tentati di concludere che la guerra di liberazione condotta dal popolo è sempre lecita, e che le efferatezze che inevitabilmente si porta appresso devono per forza essere accettabili, in nome di una causa evidentemente giusta.

Eppure i dubbi rimangono. Abbiamo infatti l’esempio di alcuni grandi maestri, come Gandhi, che hanno vinto usando la non-violenza.

Ecco quattro film per riflettere su questi temi difficili e domandarsi se abbia il minimo senso mantenere ancora oggi soldati italiani nelle cosiddette “missioni di pace” o mandarli a condurre lezioni di democrazia a colpi di mitra. Da quale nobile pulpito etico?

 

Domenica 6 aprile 2014

SOY CUBA

Regia di Mikhail Kalatozov (Cuba, Russia 1964 – 141’)

Il titolo (in italiano Io sono Cuba) allude all’intento del film di rappresentare e interpretare l’animo cubano della fine degli anni cinquanta, innalzandosi a portabandiera della rivoluzione. Il film è noto per la sua pregevole qualità tecnica, a cominciare dalla fotografia di Sergej Uruševskij e dalla complessità dei movimenti di macchina. Diviso in un prologo e quattro episodi, il film affronta le miserie della popolazione cubana e la sua voglia di riscatto dal regime di Batista, scegliendo un registro che spesso tocca il melodrammatico. Alla sua uscita non piacque a nessuno. La causa va ricercata proprio in ciò che a prima vista è il suo pregio: la grande qualità tecnica e artistica. Fu tacciato di un inutile estremismo tecnico che metteva in secondo piano i suoi contenuti. La forma prende il sopravvento sulla sostanza provocando la caduta del fine per cui fu girato: esaltare la rivoluzione e mitizzare i protagonisti della lotta. Nei primi anni ‘90, grazie a Martin Scorsese e Francis Ford Coppola il film fu recuperato e altamente rivalutato e innalzato al rango di suprema opera cinematografica.

 

Domenica 13 aprile 2014

BELVA DI GUERRA

Regia di Kevin Reynolds (USA 1988 – 109’)

1981, secondo anno dall’avvento dell’invasione sovietica in Afghanistan. Un carro armato sovietico T-55, dopo aver assalito un villaggio pashtu, viene colpito da una molotov che mette fuori uso la radio, perde il contatto con la colonna corazzata e si smarrisce nel deserto afghano. L’equipaggio è composto da cinque soldati dell’armata rossa: il comandante Daskal ed i soldati carristi: Kaminski, Golikov, Koverchenko, un soldato radiato dai servizi segreti per cattiva condotta ed il sottufficiale Samad.

I cinque soldati sono alla ricerca della strada per Kandahar, mentre sulle loro tracce si muovono i mujahidin sopravvissuti al massacro del villaggio, che cercano in tutti i modi di distruggere il carro armato. I soldati russi sono determinati a portare a casa la pelle, ma le circostanze fanno sì che uno di loro passerà al nemico. Tratto da un dramma teatrale di William Mastrosimone, ha le ambizioni di una denuncia contro la guerra, ma, nonostante l’innegabile brio registico, tradisce la sua origine di film americano di propaganda antisovietica sull’Afghanistan. Girato in Israele.

 

Venerdì 25 aprile 2014

LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI

Regia di Nanni Loy (Italia 1962 – 116’)

Il film descrive la rivolta popolare scoppiata a Napoli spontaneamente il 28 settembre del 1943 a seguito della fucilazione di alcuni marinai italiani. Per quattro giorni fu come se il popolo napoletano sentisse di avere davanti non soltanto i tedeschi del colonnello Scholl da buttar fuori, ma tutti gli oppressori stranieri del passato. La città fu liberata prima dell’arrivo degli alleati.

Prodotto dalla Titanus, è un film corale dal ritmo largo che alterna belle pagine a ridondanze retoriche, mescolando con sagacia volti e casi privati con l’epopea collettiva, dai ragazzi fuggiti dal riformatorio per unirsi all’insurrezione al piccolo Gennarino Capuozzo che muore sulle barricate a tanti altri personaggi, tra i quali va ricordato Adolfo Pansini. Il soggetto originale è di Vasco Pratolini. Qualche tarantella di troppo nella colonna musicale di Carlo Rustichelli. 3 Nastri d’argento: film (ex aequo con Salvatore Giuliano), sceneggiatura, Regina Bianchi.

Le proiezioni, seguite da una conversazione tra gli spettatori, si svolgono come sempre nei padiglioni del Centro Sociale di Casalpalocco.

 

Cineforume Aprile

 

Pubblicato il 01/04/2014 alle ore 17:06

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